mercoledì 25 luglio 2012

Le mie avventure lavorative - Parte II


La seconda puntata delle mie avventure lavorative è dedicata alla filosofia. Lo so, lo so, sulla discutibilità di questa scelta ho già commentato, ma posso anche assicurarvi che tra le persone a cui voglio più bene e che stimo di più molte sono legate alla filosofia. Le mie amiche C. e M., tanto per iniziare, il mio amico Fi. e poi i miei tre maestri di vita, il mio prof del liceo (il grande responsabile – o colpevole?, questione di punti di vista – della mia scelta iniziale, quella dell’Università! Diciamo che ho sempre pensato che mi sarebbe piaciuto riuscire a trasmettere l’amore per la filosofia come sapeva farlo lui), il prof con cui mi sono laureata (che potrei ascoltare tipo a bocca aperta, offuscata da tanta sapienza e capacità di affabulazione, per ore) e il prof che mi ha seguito per il dottorato. A lui e agli anni di dottorato a Siena è rivolto questo post.

Riprendiamo l’intreccio. Dopo aver vinto la borsa di ricerca e l’esame di ammissione per la scuola di specializzazione all’insegnamento (SSIS per brevità) sono stata costretta a fare una scelta. Insieme per legge non si potevano fare, per cui ho sospeso (in gergo congelato) la SSIS, convinta – o forse meglio usare la parola speranzosa – di poterla seguire appena finiti gli anni di dottorato. Bene. Sappiate già che non è stata una scelta senza conseguenze. Ma questo in un’altra puntata. Nelle Avventure lavorative parte II solo cose belle.

Non voglio essere noiosa, quindi non intendo parlarvi del tema di ricerca, che, come avrete immaginato, riguarda Platone. Solo che così è un po’ inesatto: si tratta di una specie di confronto fra un dialogo di Platone e una tragedia di Sofocle. L’ho un po’ banalizzato ma non è importante, era solo per giustizia nei confronti della tragedia greca, a cui magari dedicherò un post più avanti.
Comunque degli anni di dottorato ricorderò lunghissimi pomeriggi in Biblioteca Nazionale a leggere qualunque cosa potesse avere la minima attinenza con quello che stavo studiando e a cercare di scrivere qualcosa di vagamente sensato. In Nazionale sono stata bene, una specie di seconda casa; diciamo che dall’aspetto non sono quello che si dice “un topo da biblioteca” (infatti avevo dei serissimi problemi con le mie scarpe con il tacco che facevano troppo casino battendo sul pavimento! Per non parlare dell’estate: ho dovuto un po’ rinvigorire il mio armadio, che non comprendeva tanti vestiti adatti al sacro tempio dello studio), ma l’apparenza inganna: vi assicuro che sono una tipa finanche secchiona, e il silenzio e la luce che entra dalle finestre grandi mi hanno sempre aiutato a concentrarmi, e qualche pausa caffè con qualche amico nel momento giusto a distrarmi.
Ma soprattutto ricorderò le illuminanti chiacchierate con il mio prof. In realtà chiacchierate è parola grossa. Avete presente Socrate con i suoi “seguaci”? Socrate è lì che dice: «Ma tu lo sai cos’è la virtù?», il povero interrogato non ne ha la più pallida idea e spara una immensa bischerata, così Socrate lo imbecca: «Ma non credi che sia così e cosà?», e poi per tutto il resto del dialogo Socrate fa domande che già contengono una risposta a presa di culo, e il poveretto risponde sempre: «Certo», «Eh sì», «È proprio vero!». Ecco, uguale. E certamente nel gioco delle parti io non ero Socrate. Scherzi a parte, il mio prof mi ha dato tantissimo. Non potevo capirlo lì per lì ma lui mi ha arricchito, mi ha permesso di crescere e di essere più consapevole, sia nella ricerca sia nella conoscenza in generale. Tutte queste conversazioni mi costringevano a pensare di più, a dubitare, a costruire, a ricostruire, a scrivere, a riscrivere.

E così sono arrivata alla fine. Con il dottorato i miei rapporti con l’Università si sono chiusi (non con il mio prof, però, che mi aiuta ancora e a cui va tutta la mia incondizionata riconoscenza), ma senza rimpianti, non volevo fosse la mia strada. Mi importa essere arrivata bene alla fine. E così è stato. Questo è davvero un capitolo felice e luminoso della mia vita, sia nell’inizio che nella fine, che mi lascia diversi bei ricordi, qualche storia su Platone che sono qui a raccontarvi e la consapevolezza che dalla filosofia, poi, in fondo in fondo, ho ricevuto sempre il meglio.

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